CHIESA SANTA MARIA MAGGIORE FALVATERRA

CHIESA DI S. MARIA MAGGIORE

Piazza S. Maria Maggiore 03020 Falvaterra

Nel cuore del suggestivo paesino, mantiene le sue linee architettoniche neoclassiche.

Chiesa Madre Parrocchiale, dedicata a S. Maria Maggiore. L'antica chiesa di S. Maria "Castri Fabrateria", sorta a ricordo di quella, forse del V secolo, pure dedicata alla Vergine, esistente nella distrutta città di Fabrateria, era costituita solo dall'attuale navata sinistra e venne restaurata nel 1604, come risulta da un documento esistente nell'Archivio del Comune, ma non conserva più nulla dell'antica struttura. Nel 1843 vi vennero aggiunte le altre due navate. Sull'architrave della porta centrale si legge la seguente iscrizione:

Virgini Deiparae Fabraternus Popolus Dicavit.

Esternamente la chiesa non presenta alcun particolare interesse, mentre l'interno appare bello e decoroso. La navata sinistra è dedicata all'Immacolata Concezione; la mediana, con un ricco altare marmoreo sotto il quale per tradizione verbale e popolare si ritiene vi si conservi il corpo di Santa Felicita è dedicata a Maria Vergine Assunta in Cielo, la destra al martire S. Sosio, protettore di Falvaterra.

La navata centrale venne decorata nel 1903, a proprie spese, dall'Abate Tommaso Pompei che fu uomo di grande intelligenza e prodigo in saggi consigli; le altre due nel 1931 dal Parroco, mediante pubblica sottoscrizione, conserva delle lapidi sepolcrali delle famiglie Blasi, Piccirilli e Amati. Nella Sacrestia sono custoditi molti reliquiari ed antichi paramenti sacri; nel piccolo cimitero attiguo notasi due lapidi sepolcrali delle famiglie Blasi ed Amati (1622). Questa chiesa era una volta Collegiata e servita da molti sacerdoti con a capo L'Arciprete-Parroco, fu officiata, ed in modo esemplare dal solo Arciprete-Parroco Mons. Amato d'Ambrogi e successivamente da Don Cleto di Roma che vi svolse intensa, operosissima attività apostolica. La piazzetta signorile e silenziosa prospiciente la chiesa, con i due bei palazzi Amati e Piccirilli e con il vicolo medioevale che le si apre dinanzi, adorno di archi e logge, offre un quadro davvero suggestivo.

Questa piazzetta, chiamata nei tempi passati il parco della Chiesa era il centro della vita cittadina. Qui era l'Arengo dove venivano convocati i Comizi generali banditi dal mannatario per ordine degli Officiali della Comunità, o del Luogotenente o del Governatore del signore feudale, e dove i cittadini, "un homo a foco" dovevano intervenire per discutere tutti gli affari riguardanti il Comune. In questo luogo, la piazza per antonomasia, si provvedeva alla difesa del paese, si distribuiva il grano ai poveri, e fu qui che il 17 settembre 1627, dal popolo riunito venne acclamato S. Sosio avvocato e protettore del paese, e stabilito che in perpetuo il giorno della sua festa (23 Settembre) nessun cittadino dovesse lavorare per celebrare degnamente il suo nome.

Notizie sulla CHIESA di S. MARIA MAGGIORE in FALVATERRA

Chiesa Madre Parrocchiale, dedicata a S. Maria Maggiore. L'antica chiesa di S. Maria "Castri Fabrateria", sorta a ricordo di quella, forse del V secolo, pure dedicata alla Vergine, esistente nella distrutta città di Fabrateria, era costituita solo dall'attuale navata sinistra e venne restaurata nel 1604, come risulta da un documento esistente nell'Archivio del Comune, ma non conserva più nulla dell'antica struttura. Nel 1843 vi vennero aggiunte le altre due navate. Sull'architrave della porta centrale si legge la seguente iscrizione:

Virgini Deiparae Fabraternus Popolus Dicavit.

Esternamente la chiesa non presenta alcun particolare interesse, mentre l'interno appare bello e decoroso. La navata sinistra è dedicata all'Immacolata Concezione; la mediana, con un ricco altare marmoreo sotto il quale per tradizione verbale e popolare si ritiene vi si conservi il corpo di Santa Felicita è dedicata a Maria Vergine Assunta in Cielo, la destra al martire S. Sosio, protettore di Falvaterra.

La navata centrale venne decorata nel 1903, a proprie spese, dall'Abate Tommaso Pompei che fu uomo di grande intelligenza e prodigo in saggi consigli; le altre due nel 1931 dal Parroco, mediante pubblica sottoscrizione, conserva delle lapidi sepolcrali delle famiglie Blasi, Piccirilli e Amati. Nella Sacrestia sono custoditi molti reliquiari ed antichi paramenti sacri; nel piccolo cimitero attiguo notasi due lapidi sepolcrali delle famiglie Blasi ed Amati (1622). Questa chiesa era una volta Collegiata e servita da molti sacerdoti con a capo L'Arciprete-Parroco, fu officiata, ed in modo esemplare dal solo Arciprete-Parroco Mons. Amato d'Ambrogi e successivamente da Don Cleto di Roma che vi svolse intensa, operosissima attività apostolica. La piazzetta signorile e silenziosa prospiciente la chiesa, con i due bei palazzi Amati e Piccirilli e con il vicolo medioevale che le si apre dinanzi, adorno di archi e logge, offre un quadro davvero suggestivo.

Questa piazzetta, chiamata nei tempi passati il parco della Chiesa era il centro della vita cittadina. Qui era l'Arengo dove venivano convocati i Comizi generali banditi dal mannatario per ordine degli Officiali della Comunità, o del Luogotenente o del Governatore del signore feudale, e dove i cittadini, "un homo a foco" dovevano intervenire per discutere tutti gli affari riguardanti il Comune. In questo luogo, la piazza per antonomasia, si provvedeva alla difesa del paese, si distribuiva il grano ai poveri, e fu qui che il 17 settembre 1627, dal popolo riunito venne acclamato S. Sosio avvocato e protettore del paese, e stabilito che in perpetuo il giorno della sua festa (23 Settembre) nessun cittadino dovesse lavorare per celebrare degnamente il suo nome.

Trascriviamo integralmente il verbale di quella adunanza:

In Die Nomine Amen 17 settembre 1627

Fu congregato il publico et general Conseglio inanzi lo Archivio de la Corte, loco solito, al istantia de Giacomo ant. Sesaro et Gio. Batta Santillo officiali principali et con la presentia del Sig. Pietro Riccio locotenente, bannito prima pe' li occhi soliti della terra de Falvaterra che un homo a foco venga al suddetto Conseglio sotto la pena de mezzo carlino, et radunata la maggior parte del popolo fu esposto et proposto.

Essendo alli 23 de settembre la festa del glorioso Santo Sosio se desidera sapere dal popolo se se contentano che se riguardi in festa il suddetto Santo Sosio et pigliarlo per nostro advocato et protettore per il nostro publico e in far celebrare la sua festa solennemente senza che se fatica il suo giorno, però ogni uno venga et dice quello che li pare.

Gli officiali prencipali et gli officiali aggionti dicono che se riguardi la festa.

Senza nessuna discrepanza ma ad una voce il popolo grida che la festa del glorioso Santo Sosio se debbia riguardare in perpetuo senza che se lavori, pregandolo che sia nostro advocato appresso a la Maestà de Iddio acciò ce perdona li nostri peccati et ce conduchi tutti in gloria.

Pietro Riccio- Locotenente Seb. De Angeli- Cancelliere

La Chiesa di S. Maria Maggiore in Falvaterra è una delle più antiche chiese presenti nell'area della valle del Sacco. E' dedicata alla Maria Vergine Assunta in Cielo. L'antica chiesa, dedicata sempre alla Vergine, risale al XIV secolo, e fu edificata in ricordo di quella del V secolo, esistente nella distrutta città di Fabrateria, che sorgeva più a valle proprio in prossimità del fiume. Era costituita da una unica navata, corrispondente alla attuale navata sinistra. Tuttora sono presenti i resti visibili di un colonna di questo periodo (entrando a sinistra). Situata all'interno delle mura del paese, ed adiacente ai palazzi signorili, la Chiesa ha da sempre rap-presentato il centro della vita cittadina. Negli spazi adiacenti, chiamati in tempi passati "il parco della chiesa", si svolgevano tutte le attività riguardanti la vita politica e militare della cittadina. Fino al primo dopo-guerra infatti la cittadina era più popolata. Tuttavia deve riscontrarsi una pressoché assenza di documenti ufficiali sulla Storia della Chiesa. E' noto che la chiesa subì un primo restauro ed ampliamento nel 1604 (o almeno a partire da questa data), abbandonando la precedente struttura ad unica navata in favore di una struttura "quadrata", a volta con quattro grandi archi che partivano da un pilastro al centro del tempio. È questa una tipica architettura di costruzione cistercense. Durante questi lavori è presumibile che venne edificato anche un campanile (probabilmente "a vela"), sicuramente con tre campane (fonte: inventario del 1762).Nel 1843 vennero avviati importanti lavori su progetto dell'Architetto De Carolis di origine svizzera che durarono circa 60 anni e che portarono la Chiesa ad assumere la configurazione attuale, con la creazione della navata centrale, modificata ed ampliata verso via Roma (abside) e verso la antistante piazzetta (ingresso), ed inglobando le restanti parti della chiesa verso sinistra e, verso destra, con la creazione della nuova navata. I lavori, sia per entità che per durata, ebbero un notevole impatto sulla cittadinanza; a riprova di ciò i numerosi scritti rinvenuti nell'Archivio Storico di Frosinone, unica fonte ove si siano rintracciate informazioni sulla chiesa. Una parte delle fondazioni è costituita dalle mura fortificate della cittadina. Il campanile in questa occasione fu modificato e sdoppiato: uno più propriamente realizzato nella tipica forma "a vela", sulla sinistra vedendo la facciata, con due campane, e poi la presenza di una grande campana in posizione centrale alla facciata, dove oggi compare una vetrata gialla con croce (fonte: foto aerea del 1928).

L'inaugurazione della nuova chiesa avvenne il 23 settembre 1910, festa del santo patrono S. Sosio Martire.. La navata centrale fu decorata con pitture su muro nel 1903, mentre le al-tre due nel 1931 mediante pubblica sottoscrizione. Delle decorazioni delle due navate, piuttosto semplici, rimangono poche tracce.

La Chiesa subì danneggiamenti nel corso del secondo conflitto mondiale, a seguito dei quali occorsero due interventi con i fondi pei i danni di guerra (fonte: Archivio di Stato di Frosinone); in tali contesti il campanile, benché non danneggiato, fu parzialmente demolito e ricostruito in cemento armato, tuttora esistente; così come furono rimaneggiati le coperture e la facciata. La torre campanaria attualmente è fornita di tre campane principali.

Alla luce delle varie fasi storiche, storico-sociali e costruttive che hanno caratterizzato la chiesa, si può parlare di Complesso Monumentale della Chiesa di S. Maria Maggiore.

ANTICA CHIESA. Inventario del 1762, redatto dall' Arc. Giuseppe Blasi, per ordine del Vescovo di Veroli G. Battista Iacobini, pagg. 42r-48r (uno dei pochi documenti storici certi sulla Chiesa). Nell'inventario viene descritta: la Chiesa e annesso Cappellone o Cappella di S. Sebastiano (l'attuale navata destra dove si trova l'Altare di S. Sosio), il Campanile, la Sacrestia con tutti gli arredi e gli oggetti. In sintesi la Chiesa confina con la piazza, la Casa Colonna (Palazzo Piccirilli), l'Arcipretura (o Canonica, Palazzo Amati), strada pubblica (attuale Via Roma).

L'edifico è a pianta quadrata, con pilastro centrale su cui insistono le quattro volte. Comprende otto cappelle

CHIESA NUOVA, dal 1910. L'edifico è a tre navate, con la centrale principale, e comprende: Sacro Cuore; S. Barbara; M. SS. Assunta; . Lucia; S. Giuseppe; S. Antonio; S. Rocco; S. Sosio Martire; S. Maria Salome.

Inventario degli arredi sacri del 1762

Prima dell'ampliamento della Chiesa, avvenuto come abbiamo già detto, nel 1843 riportiamo la descrizione rispuntata da un inventario del 1762.

La detta Chiesa di S. Maria Maggiore è posta dentro la terra di Falvaterra in contrada La Piazza; da un loco ha li beni della S. ma Casa Colonna, dall'altro confina dalle case spettanti alla Arcipretura beni della comunità per via del cimitero, dall'altra parte di dietro verso 1'ospidale, la strada pubblica, ed altri signi. Non consta la sua edificazione e nemmeno la consacrazione. Detta Chiesa è fatta a volta che si solleva da quattro archi piantati sopra di una sola colonna collocata in mezzo del Tempio. Sono in essa Chiesa Cappelle n. 8, e cioè;

  • Cappella dell'altare maggiore dedicata alla gloriosa Vergine Assunta,

con un quadro ben grande adornato da una cornice di legno con intagli indorati ed angeletti intorno intorno, esprimente detto quadro la glorioso assunzione di Maria Santissima al cielo colla rappresentazione di tutti i Santi Apostoli, che si vedono avanti la tomba di Nostra Signora come estatici e stupefatti al gran portento.

  • Cappella del Santo Rosario,

siegue a mano dritta l'altare e cappella suddetta dedicata alla Vergine del SS. Rosario con un quadro ben grande adornato da una cornice di legno con intagli indorati ed angeletti intorno intorno, trovasi nel mezzo del quadro ritrattato la Beatissima Vergine assisa col sacro bambino in braccio e li uno e li altro in atto di porgere il Rosario in mano di S. Domenico, dipinto a mano, dritto ed altri santi ed intorno intorno del quadro vi sono dipinti i quindici misteri del SS. Rosario ed infine ad esso quadro vi sono l'immagine di S. Bartolomeo apostolo a man dritta, ed a man sinistra S. Antonio di Padova. Sopra detto altare giace collocata una nicchia di legno con intagli indorati e dentro di vede collocata la statua del Glorioso Levita S. Sosio Martire, protettore di questa terra. L'altare non ha paliotto. Lì presso è la:

  • Cappella della Madonna degli Angeli,

è chiamata cappelle "Dè Pinti" perchè fondata dalla famiglia Dè Pinti, già estinta. Nel quadro dell'altare si vede dipinta la Beata Vergine col Bambino in braccio ed appié di essa, quasi di fianco si scorgono dipinti S. Carlo Borromeo e S. Francesco d'Assisi. Il quadro è di legno ma di fattura ordinaria.

  • Cappella di S. Monica,

Questa cappella è intitolata di S. Monica Gloriosa madre del gran Dottore Sant'Agostino. Intorno al quadro si vede un lavoro di stucco con vari intagli, nel quadro si scorge 1'immagine della Santissima Vergine dipinta al disopra in atto di porgere a Santa Monica, ai suoi dipinti, la Sagra Cintura, ed al lato di esse, si scorgono dipinti S. Sosio Martire, protettore di Falvaterra e S. Nicola di Bari. L'altare non ha paliotto ma è ornato. Presso la Sacrestia si vede la,

  • Cappella dello Spirito Santo:

questa cappella ha il titolo dello Spirito Santo ed è impatronato dalla Comunità. Il quadro di detta cappella ha la cornice di legno con vari intagli indorati e contiene in vaga forma l'Immagine del Padre Eterno che sostiene l'Immagine del Figlio in forma di Crocefisso e nel seno si vede lo Spirito Santo sotto forma di Colomba.

A piè di detta Immagine si vedono dipinti da ambo i lati due uomini vestiti da confratelli in atto umile e divoto. Uno di loro comparisce in sembianze di vecchio e l'altro ha il viso coperto col cappuccio, ed entrambi stanno con le mani giunte a costa, per tradizione, che questi due rappresentano l'immagini di due Reggenti Ufficiali che si fecero ivi dipingere quando fecero formare detto quadro.

Seguendo poscia il cammino per linea dritta scorgevi una nicchia, serrata con porta nuova, dove trovasi collocata una Sagra e ben fatta statua di legno di rilievo rappresentante la SS.ma Vergine Assunta in Cielo, che si vede tutta estatica colle mani spiegate in atto di ascendere verso quella Patria beata tenendo i piedi sopra la base di un grosso globo, figura del mondo, questa statua fu donata a detta Chiesa dal Sig. Capitano Tommaso Benedetti.

  • Cappella del Carmine,

ivi accanto giace la cappella detta del Carmine, chiamata la cappella "dè Sesari". Il quadro ha la cornice di legno con vari Intagli indorati e vi è dipinta in primo luogo la SS. ma Vergine del Carmine, in atto di consegnare li scapolari ai santi che stanno in luogo inferiore a Lei, e questi santi so no S. Francesco d'Assisi, S. Antonio di Padova, S. Onofrio. Il paliotto è di tela dipinta.

  • Cappella delle Grazie,

poco lungi da detto cappella trovasi eretta la cappella intitolata la Madonna delle Grazie cò lavori di stucco… Nel quadro si vede dipinta la SS. ma Vergine col figlio in braccio e da ambo i lati, in luogo inferiore, si vedono dipinti S. Antonio di Padova e S. Giuliano Martire. L'altare non ha paliotto ma tiene in vece di esso una croce di stucco in mezzo e la predetta è di sasso lavorato.

Intorno a detto altare vi è una balaustra di legno congiunta a quella dell'altare maggiore.

Vicino alla porta che guida al campanile giace un credenzine nuovo, alto e scorniciato. Dentro si conservano le vesti per servizio delli confratelli, per la processioni. Sul pavimento della Chiesa che è di mattoni, si vedono sepolture per il pubblico, e l'altre, una vicino 1'altar maggiore per i sacerdoti e chierici, con la pietra lavorata ma senza iscrizione. Un'altra che sta in faccia alla cappella del SS. Rosario è di Juspatronato delle famiglie Blasi ed Ungaretti come mostra 1'iscrizione sopra la pietra. Poco lungi da questa verso l'ingresso maggiore della Chiesa giace la pietra tombale della famiglia Amati, con poca iscrizione e con inciso lo stemma e la data 1622; un'altra tomba, che è quasi in mezzo alla Chiesa spetta alla famiglia Benedetti. Tornando verso il credenzine che custodisce le vesti dei confratelli, si sale al coro che è una stanza che corrisponde alla Chiesa e sta in faccia all'altare maggiore. Ivi si vede un 1eggio antico e un crocifisso antico dipinto in una tavola fatta a croce.

Uscendo dal coro si va al campanile, per una scala di pietra angusta e precipitata, dove sono tre campane; la campana grossa di tre palmi fatta nell'anno 1745 con scolpita 1'arma della comunità, opera di Leonardi di Agnone. V'è scolpita pure l'Immacolata Concezione, S. Antonio di Padova, S. Sosio Martire, S. Michele e Santa Barbara.

La seconda campana dè morti di palmi due, reca pure incisa l'arma del Comune, con la parola "Fabrateria" e venne fusa nel 1713.

La terza campana, di un palmo di larghezza porta impresso il SS. Sacramento, la parola Gesù e venne fusa nel 1741 pure da Leonardo di Agnone.La campana dell'orologio è del 1743 e vi è impressa l'arma della comunità. Nella sagrestia sono conservate piante, piviale, tonachelle antiche in vari colori e si conservano molti reliquari:

  • In uno si conserva un pezzo di tela intinta nel sangue di S. Filippo Neri, dono fatto da Francesco Blasi nel 1743.
  • La reliquia di S. Filippo Apostolo e di S. Lorenzo Martire, donata da Germano Lombardi.
  • La reliquia di S. Sosio Martire protettore di Falvaterra.
  • La reliquia del Pallio del glorioso S. Giuseppe e del Velo di Maria SS. Appartiene alla Casa Amati, che lo fa conservare in questa Chiesa ma spetta alla Cappella di S. Giuseppe in S. Rocco
  • La reliquia di S. Maria di Salome, donata da Marcantonio Ricci nel 1754.
  • La reliquia di S. Biagio vescovo, donata da Crescenzio Piccirilli nel 1753.
  • La reliquia di S. Tommaso, Vescovo e Martire, donato da Francesco Pompei oltre alla Reliquia di S. Valentino Vescovo, nel 1757. La reliquia di S. Rocco, S. Maria Maddalena dè Pazzi, di S. Pietro d'Alcantara che spettano alla Chiesa di S. Rocco.
  • La reliquia di S. Antonio di Padova, donata da Sisto Martini.
  • Il reliquiario d'argento di S. Lucia, di casa Blasi che fa mostrare anche una reliquia con pezzi della Croce di N. S. Gesù Cristo. Vi sono altre reliquie di S. Liodoro Martire, Santa Bona Martire, San Liberato Martire, S. Urbano Papa, S. Eugenio Martire, S. Lorenzo, S. Barbato Martire, S. Mauro Abate, S. Agricola Confessore, capelli di S. Maria Maddalena, S. Cornelio Martire, S. Nicola Vescovo, S. Tiburzio e S. Valeriano e S. Cesidio, Martiri.

Alla Sagrestia vi sono inoltre quattro quadri senza cornici;

1)- la Beatissima Vergine col Bambino;

2)- San Sebastiano;

3)- San Rocco (nel quadro con S. Sebastiano);

3)- la Vergine Assunta;

4)- Santa Lucia.

Falvaterra Anno Domini 1762

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