Piazza Sigismondo Amati Storia degli Amati
Piazza Sigismondo Amati Storia degli Amati
LA FAMIGLIA AMATI DI FALVATERRA
LA FAMIGLIA AMATI E' UNA DELLE FAMIGLIE DI FALVATERRA PIU' ANTICHE (cioè esistenti prima del 1568)
Dai registri dei battezzati nella "Ecclesia Sancta Maria Castri Fabrateria" (dove Castri sta per castello), che risalgono al 1568 e dai registri dei matrimoni, che risalgono a tale data, ricaviamo i cognomi delle famiglie che fin da tale epoca risiedevano a Falvaterra e tra queste la famiglia AMATI (quindi prima del 1568)
Nel settembre del 1606 s'iniziò una lite, durata molti anni, per il diritto che avevano quei di Falvaterra di far pascolare i loro bestiami nel territorio di Ceprano, diritto che risaliva ad epoca immemorabile. Giudice della causa fu Mons. Maggi, chierico di Camera, venuto in Ceprano per recarsi sul luogo della questione e, deputati a difendere le ragioni di Falvaterra, furono eletti: Benedetto dè Benedetti, Notar Pietro Baccelli, Giacomo Amati ed Albenzio dè Benedetti.
Nel pubblico Consiglio del 3 gennaio 1628, su proposta degli Ufficiali della Comunità di Falvaterra, Bernardino Amati e Francesco Andreozzi, fu stabilito un donativo di scudi 150 in occasione delle nozze della principessa Anna, figlia di Filippo Colonna, con Don Taddeo Barberini I principe di Palestrina, nipote di Urbano VIII; ciò per dimostrare l'affezione che i vassalli portavano al loro signore.
Nella Sacrestia della Chiesa S. Maria Maggiore erano custoditi molti reliquiari ed antichi paramenti sacri; nel piccolo cimitero attiguo ora scomparso ed adattato a sacrestia si notano due lapidi sepolcrali delle famiglie Blasi ed Amati (1622). Proseguendo per l'attuale via Roma si incontra a destra la casa Amati con una ripida scala esterna.
AMATI 1727 La Cappella Amati, esempio del tardo barocco, fu fatta edificare dalla famiglia Amati di Falvaterra per ospitare le spoglie dei membri della famiglia. Faceva parte della chiesa di S. Rocco, demolita nel 1975. L'architrave della porta della Cappella indica l'autore e l'anno di costruzione: il protonotaro apostolico Giuseppe Amati, 1727. All'interno si trova un prezioso altare barocco in alabastro, la lapide tombale dello stesso Giuseppe Amati, il cenotafio neoclassico di Ester De Camillis Amati e dei suoi tre figli, la copia della pala d'altare attribuita ad Antonio Cavallucci (Sermoneta, 1752 ; Roma, 1795). Sulla volta si trovano quattro affreschi di carattere sacro, di autore ignoto: la Natività, la fuga in Egitto, la Sacra famiglia, una Madonna con Bambino e Angelo. Nel pavimento, la pietra tombale del protonotaro Giuseppe Amati riporta, in latino, il seguente testo:
"A DIO OTTIMO MASSIMO" IL REVERENDO GIUSEPPE AMATI - GIA' ARCIPRETE ABATE DI S. GIOVANNI BENEFICIARIO DI S. MARIA - PROTONOTARIO APOSTOLICO COSTRUI' A SUE SPESE QUESTA CAPPELLA DALLE FONDAMENTA E LA DOTO' A LODE E GLORIA DI S. GIUSEPPE E A VANTAGGIO DELLA PROPRIA FAMIGLIA – ANNO DOMINI 1728 DOPO CHE SARA' MORTO QUI ATTENDE IL SUONO DELL' ULTIMA TROMBA.
La pala dell'altare della cappella, che rappresenta la morte di S. Giuseppe fra Gesù, la Madonna e gli angeli, fu commissionata dalla stessa famiglia Amati, ed è attribuita ad ANTONIO CAVALLUCCI (Sermoneta, 1752 ; Roma, 1795). Attualmente la Cappella Amati è di proprietà del Comune di Falvaterra, mentre l'originale del dipinto è di proprietà della famiglia De Amicis-Amati.
Nel 1748 in Falvaterra ci fu una missione predicata dai padri della Congregazione Passionista da poco costituita; fu tale l'entusiasmo suscitato nel popolo dallo zelo di questi sacerdoti che, una commissione di cittadini, presieduta da Adeodato Amati, manifestò il vivo desiderio che i Passionisti stessi si stabilissero nel già celebrato Santuario del martire S. Sosio.
S. Paolo della Croce, sollecitato anche dal vescovo della Diocesi di Veroli, Mons. Tartagni, accondiscese alla preghiere ed alle premure ed il 2 aprile 1751, con un drappello di 12 religiosi mosse, dal ritiro di Ceccano, per prendere possesso del nuovo Convento. Questi santi sacerdoti andarono a piedi scalzi con le carni martoriate dal cilicio, cantando le laudi al Signore. Si diede così inizio alla nuova Fabbrica che in breve venne compiuta; primo Rettore del nuovo Ritiro fu il Padre Tommaso Struzzeri (del costato di Gesù) che poi venne nominato vescovo.
DALLA FONDAZIONE CONVENTO S. SOSIO Quando nel 1751 i PP. Passionisti ne presero il possesso, questo romitorio, capace di uno o due romiti, fu adattato ad ospitare ben 12 religiosi, con disagio tale che ognuno può immaginare." Si capiva però da tutti che questa disposizione di camere era provvisoria e bisognava, al più presto, fabbricare un quartino che meglio rispondesse alle stabili esigenze di una ben formata Comunità. Ne diresse i lavori il Signor Adeodato Amati di Falvaterra e, a volerne giudicare dal felice collaudo di oltre due secoli e mezzo.
Nel 1761, il Sig. Diodato Amati, uno dei principali signori di Falvaterra, che più avevano caldeggiata la fondazione del Ritiro di S. Sosio, e che ne aveva persino diretto i lavori di adattamento pensò di costruirsi vicino al convento un casino di campagna. Ne nacque una lite l'Amati accusò i Religiosi alla Congregazione del Buon Governo di aver usurpata ed impedita una strada pubblica. Riuscita vana anche quest'altra accusa, meditava ancora qualche altra via per cui San Paolo gli mandò una protesta che avrebbe abbandonato il Convento se non la finiva dal dar noie. Ma a questo punto parve intervenire Dio stesso, poiché l'Amati poco dopo si ammalò e morì il 26-9-1772. E' bene però far notare che volle riconciliarsi con i Religiosi, si confessò da loro, volendoli al suo capezzale sino all'ultima agonia. Perché gli eredi non tornassero poi a dar noie, Mons. Vescovo, avuta la relazione del Giudice, fece noto non potersi edificare un tale casino, né essere nel recinto strada alcuna né pubblica né privata.
La reliquia del Pallio del glorioso S. Giuseppe e del Velo di Maria SS. Apparteneva alla Casa Amati, che lo faceva conservare nella Chiesa madre ma spettava alla Cappella di S. Giuseppe in S. Rocco
Poco lungi da questa verso l'ingresso maggiore della chiesa giaceva la pietra tombale della famiglia Amati, con poca iscrizione e con inciso lo stemma e la data 1622; la chiesa ha al campanile dove sono tre campane; la campana grossa di tre palmi fatta nell'anno 1745 con scolpita l'arma della comunità, opera di Leonardi di Agnone. V'è scolpita puro l'Immacolata Concezione, S. Antonio di Padova, s. Sosio Martire, S. Michele e Santa Barbara.
Nel Santuario di S. Sosio, sorse nel 1756 una questione tra religiosi e Adeodato Amati (che pur tanto s'era adoperato per la fondazione del Ritiro) il quale voleva far costruire sul vicino colle, di sua proprietà, una villetta. Tale questione si protrasse per 15 anni; poi mercè l'interessamento del vescovo Diocesano e l'intervento della Congregazione del Buon Governo, fu risolta desistendo l'Amati dal suo proposito, non certo malevolo, in quanto egli aveva sempre professato per i Passionisti, rispetto e amore.
Nel 1820 fu donato ancora da un pio benefattore il Quadro, che è nell'altare del Coro rappresentante al vivo Maria desolata, con patto però, che succedendo qualche rivoluzione, per cui debba lasciarsi il Ritiro, si dia in deposito alla Casa Amati di Falvaterra, con obbligo di restituirlo ai Passionisti tornati
Nel mese di Ottobre 1867 bande rivoluzionarie capitanate dal Garibaldi invasero sacrilegamente, in un colle altre, questa Provincia, il Ritiro di S. Sosio dové soffrire quanto le altre case Religiose dello Stato Pontificio. Fin dal dieci Ottobre la banda comandata dal Nicotera, si accampava ed ingrossava fra Pastena ed il Confine, il 19. dello stesso mese una mano di Garibaldini occupò Falvaterra; e dopo aver manomesse le casse pubbliche, ed abbassati li stemmi Pontifici ed insultato l'Arciprete volendolo costringere in pubblica Piazza a predicare decaduto il Paterno Pontificio Governo
Nel settembre 1870, alla notizia che Roma era stata assicurata agli italiani, Falvaterra fece sventolare una bandiera tricolore che fin da tre anni prima era stata confezionata da Serafino Federici, su ordine dell'avv. Sigismondo Amati, patriota e cospiratore per la causa dell'indipendenza Italiana, già ministro della guerra a Pontecorvo nel governo provvisorio del 1861.
Il 18 Maggio del 1875 il nuovo Governo, inviò un suo Commissario che a suo nome si impadronisse del Convento come fece, senza però mandar via i Religiosi. Onde poi il Governo non s'impadronisse totalmente del Locale quando gliene venisse il talento, il Sig. Sigismondo Amati Sindaco di Falvaterra si fece cedere colla Chiesa la Sacrestia, e le camere per abitarsi da chi ne sarà l'avventurato custode. Salvò quindi il convento e i frati.
Esito Plebiscito il 3 ottobre 1870, nella residenza della Giunta Provinciale di Governo di Frosinone.il Governo Monarchico Costituzionale di VITTORIO EMANUELE SECONDO e de' suoi Successori, i signori congregati, inneggiando all' Italia ed al suo magnanimo Re VITTORIO EMANUELE SECONDO, per il Comune di Falvaterra Sigismondo Dr Amati -Lorenzo De Angelis decretarono l'esito del Plebiscito
COMUNE DI FALVATERRA AVVISO.
Presso gli uffici di questa segreteria comunale, e per giorni 15 dalla data del presente avviso, sono esposti gli atti tecnici relativi al progetto delle varianti indispensabili al primitivo progetto di costruzione della strada comunale della lunghezza di metri 4995 25, che dai paese Piazza Valle arriva alla stazione ferroviaria di Ceprano. S'invita chi vi ha interesse a prenderne conoscenza ed a presentare entro il detto termine le osservazioni, e le eccezioni che avesse a muovere. Queste potranno esser fatte in iscritto ed a voce, ed accolte dal segretario comunale to da chi per esso) in apposito verbale da sottoscriversi dall'opponente, o per esso da due testimoni. Si avverte inoltre che il progetto in discorso tien luogo di quello prescritte dagli articoli 3, 16, 23 della legge 25 giugno 180 sull'espropriazione per causa di pubblica utilità.
Dato a Falvaterra addi 29 novembre 1874. Il Sindaco Sigismondo dott. AMATI
Essendo andato deserto l'incanto per l'appalto della strada comunale obbligatoria dall'abitato di Falvaterra alla stazione ferroviaria, della lunghezza di metri 3448, il sottoscritto segretario rende pubblicamente note che nel giorno diciassette del venturo mese di aprile, alle ore 10 antimeridiane, si procederà ad un secondo Incanto per detto appalto, per la complessiva somma di lire 6094 85, col metodo della candela vergine, e mediante offerte in ribasso, non inferiori al 112 per cento. L'aggiudicazione dell'appalto avrà luogo quand'anche don vi sia che un solo offerente. Per essere ammessi all'asta è necessario: a) presentare un certificato di idoneità in data non anteriore di sei mesi, spedito da un ingegnere governative, o dal sindaco in attività di servizio, dal quale sia fatto cenno delle opere eseguite dal concorrente od alle quali abbia preso parte; 8) depositare la somma di lire 400 in valuta legale presso l'ufficio comunale appaltante. Tutte le spese inerenti agli atti d'anta, compreso bollo e registro, diritti e copie, sono a carico dell'appaltatore. Il termine utile (fatale) pel ribasso non inferiore al ventesimo del prezzo di aggiudicazione resta fissato fin d'ora in giorni 15 da scadere alle ore 11 anti- P meridiane del giorno 3 maggio 1878
Dato & Falvaterra, 12 marzo 1875.
Il Segretario comunale: MICHELANGELO BENEDETTI. Il Sindaco Sigismondo dott. AMATI
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Altri personaggio della famiglia Amati: Amati Luigi Farmacista, diplomato Università di Napoli il 29 luglio 1904, nato a Falvaterra il 18 gennaio 1875, figlio di Raffaele Amati e della Contessa Paolini di Veroli
IL COMUNE DI FALVATERRA
BEATISSIMO PADRE,
Il Priore del Comune di Falvaterra, Provincia di Frosinone, unitamente agli Anziani, interpreti del volere di tutto il Popolo alla loro cura affidato, consapevoli delle amarezze ond'è afflitto il bennato cuore della Santità Sua, per le attuali politiche circostanze, fanno si loro primo dovere dirizzare alla Santità Sua parole di conforto, e di fiducia: fermi come sono nel credere, che il supremo Dator della pace guarderà il suo Vicario, la sua Chiesa e lo Stato dal tramestio, in cui vorrebbe involgerli una mano di sconsigliati.
Colgono impertanto tale occasione per confermare in iscritto, come già ebber mostrato co' fatti, la loro fedelissima sudditanza alla Santità Sua; chiamandosi non pur contenti ma fortunati esser guardati nel tempo da chi sa, e solo può condurre il mondo tutto nel più difficile camino del l'eternità. E prostrati al Trono della Santità Sua, le baciano devotamente i piedi e le chiedono la paterna santa Benedizione.
RAFFAELE AMATI, Priore