Falvaterra, La fontana e la storia
Falvaterra, La fontana e la storia
Se ne discuteva da sempre, almeno da quando il sindaco Amati e la Amministrazione di allora avevano deciso di abbattere la fontana edificata nei primi anni trenta. Una fontana, certo, di "stile littorio" ma che glorificava i simboli fondanti della falvaterranità. Una colonna fuoriusciva dalla vasca e, proiettandosi verso il cielo, sintetizzava la antica appartenenza al feudo dei Colonna, contaminata dal fascio littorio e sorreggeva la coppa dalla quale che sorgeva e dominava il dio Nettuno, con i simboli araldici del Comune: incudine e martello. Allegoria pretenziosa, forse, dell' orgoglio paesano condito di richiami mitologici e omaggi al regime. Nel tempo, tuttavia essa era diventato un simbolo, spoglio di richiami nostalgici. Molti pensano che fu un errore abbatterla, a più di venti anni dalla caduta del fascismo.
Nel 1968 la vecchia fontana del 1932, ormai deteriorata dal tempo, anche perchè realizzata in cemento armato dell'epoca, fu abbattuta e sostituita sulla vecchia base rivestita in pietra carsica, da una scultura in pietra che rappresenta la solidarietà, dono del sindaco Mario Amati e che si ergeva sulla colonna della vecchia fontana, tale scultura è stata ora ricollocata nella piazza antistante l'edificio comunale, piazza intitolata a Sigismondo Amati primo sindaco di Falvaterra dopo l'unità d'Italia, essa rappresenta una forma di arte, perché partendo da un blocco di pietra, uno "scalpellino" Quinto di Lenola, ne tirò fuori una forma riconoscibile di arte nel senso che chiunque si esprima attraverso la scultura, la pittura, ecc., espone agli occhi degli altri una forma di arte. A più riprese ci sono stati tentativi di ridisegnare la fontana rendendola più connaturata architettonicamente al luogo. Qualcuno ne aveva parlato, altri lo avevano pensato, molti ricordano di averlo sentito dire. Così nei tempi. Poi, un sogno sposa un pensiero per divenire realtà. Finalmente la nuova fontana è stata inaugurata nella piazza che ha una sua storia a partire dal 1932, il progetto già a conoscenza dei cittadini è stato finalmente realizzato..
L'intento era quello di rendere la piazza ancora più bella con un'opera che richiamasse i simboli storici del nostro comune con la sua acqua, che sgorga accanto all'incudine con sovrastanti martelli, quali emblemi storici del Comune (Fabrateria- Terra di Fabbri).Poco distante si erge la colonna a ricordare la nobile Famiglia Colonna che dal "600 ha governato il paese, succedendo alla Famiglia Cajetani, signori della Contea di Fondi, cui Falvaterra apparteneva. Fanno da contorno 3 alberi di cui 2 carrubi ed 1 ippocastano, che insieme cresceranno rigogliosi e, che oltre ad abbellire e rinverdire la piazza, insieme alla fontana regaleranno al paese l'ombra e la frescura, necessarie e tanto preziose durante la calura estiva. .La nuova fontana, rappresenta oggi, uno sguardo verso il futuro che tutti noi cittadini, ci auguriamo portatore di benessere, progresso e pace sociale, specie per le nuove generazioni.
Un po' di storia
Il paese di Falvaterra è dotato di ottima acqua potabile proveniente dalla Sorgente Jermalle. Per secoli Il desiderio di avere acqua potabile nella parte alta del paese è stato un sogno. L'approvvigionamento idrico del Comune di Falvaterra è legato alla volontà della popolazione, che per più mesi si assoggettò gratuitamente ad un lavoro attivo e gravoso per portare a termine l'acquedotto, sogno secolare dei Falvaterrani. Tale opera, progettata dagli Ingg. Armuzzi e Salvati, ha donato all'epoca incommensurabili vantaggi a tutta la popolazione e fu possibile realizzarla, solo dopo che gli amministratori dell'epoca riuscirono nel 1922 ad ottenere l'energia elettrica necessaria ad un prezzo eccezionalmente vantaggioso. Il 13 dicembre 1932 – sacro a S. Lucia – in una magnifica giornata di sole, alla presenza delle autorità della provincia di Frosinone con a capo il Prefetto S. E. Randone e di S. E. il vescovo di Veroli Mons. De Filippis, convenuti per l'inaugurazione, ed in mezzo ad una folla entusiasta e festante, l'acqua zampillò copiosa nella fontana di Piazza Umberto I. L'acquedotto fabraterno era un fatto compiuto. Sventolarono le bandiere, le campane suonarono a distesa, ed il popolo tutto, con i segni della commozione più intensa ringraziò l'Eccelso per la grazia prodigata: Laudato sì mi Signore per sora aqua, la quale è multo utile, et umile et preziosa et casta. La cerimonia, rimasta indelebile nel cuore di tutti, attestò il trionfo di un popolo e testimoniò di quanto è esso capace. Una colonna fuoriusciva dalla vasca e, proiettandosi verso il cielo, sintetizzava la antica appartenenza al feudo dei Colonna, contornata dal fascio littorio sorreggeva la coppa dalla quale sorgeva e dominava il dio Nettuno, con i simboli araldici del Comune: incudine e martello. Una allegoria possiamo dire pretenziosa, forse, dell'orgoglio paesano condito di richiami mitologici e omaggi al regime. Nel tempo, tuttavia essa era diventato un simbolo, spoglio di richiami nostalgici. Molti pensano che fu un errore abbatterla. Della fontana in piazza se ne discute da sempre, almeno da quando il sindaco Amati e la Amministrazione di allora avevano deciso di abbattere la fontana edificata nei primi anni trenta. Una fontana, certo, di "stile littorio" ma che glorificava i simboli fondanti della falvaterranità. La fontana fu all'epoca realizzata in cemento armato e non si pensava al fatto che il cemento, sottoposto all'erosione continua dell'acqua e del gelo potesse ammalorarsi al punto che si potesse rendere necessario rifare l'opera. Nel 1968 fu deciso di sostituirla con la fontana donata dall'allora sindaco Mario Amati, che commissionò l'opera ad uno scalpellino di nome Quinto, che aveva realizzato la ristrutturazione del Torrione e dei portici della piazza. La fontana che sostituì la precedente voleva rappresentare la solidarietà ed è formata da un busto in pietra scolpita, con una persona che porge dell'acqua ad un'altra che appare sofferente, per la verità fin dalla sua posa in opera la fontana non è stata apprezzata dagli abitanti che preferivano la precedente.
La prima fontana era formata da una colonna che fuoriusciva dalla vasca e, proiettandosi verso il cielo, sintetizzava la antica appartenenza al feudo dei Colonna, contornata dal fascio littorio e sorreggeva la coppa dalla quale sorgeva e dominava il dio Nettuno, con i simboli araldici del Comune: incudine e martello. Allegoria pretenziosa, forse, dell'orgoglio paesano condito di richiami mitologici e omaggi al regime. Nel tempo, tuttavia essa era diventato un simbolo, spoglio di richiami nostalgici. Molti pensano che fu un errore abbatterla.
Nel tempo si è creata tanta attenzione sull'argomento e si è creato il partito dei si e dei no. In realtà il desiderio di sostituire la fontana è nata dall'evidenza che la stessa necessitava di restauri costosi, mentre facendone una nuova veniva valorizzata maggiormente la splendida piazza, certo senza riproporre vecchi simboli che avrebbero poco senso. L'attuale opera in pietra è stata spostata in piazza Sigismondo Amati di fronte al Comune mantenendone ricordi e decoro.
La famiglia Colonna ha governato per molto tempo Falvaterra, Il dominio dei Colonna terminò nel 1870, lo Stemma della famiglia Colonna è in campo Rosso con colonna d'Argento, capitello e piedistallo d'Oro, con un coronato antico sempre in oro. Sino all'unità d'Italia lo stemma di Falvaterra era la colonna romana con al di sopra incudine e martello e la scritta Fabrateria, da notare che i documenti ufficiali riportavano sempre Fabrateria e non Falvaterra.
La fontana il 2 giugno del 44 dopo il passaggio del fronte fu il luogo dove si consumò una tragedia, il piccolo Benito Francazi attratto dai residuati bellici rimasti all'interno della vasca fu investito dallo scoppio e vi perse la vita, vittima inconsapevole ed innocente della guerra Ecco una sintesi del racconto fatto dalla sorella Linda nel 2005:
.......Finalmente arrivò il 2 giugno, la guerra anzi il fronte era quasi passato, io, mia madre ed il piccolo Benito andavamo verso il Cavuto e Benito volle rimanere in piazza. Lo lasciammo per poco tempo, passò meno di un quarto d'ora, io ero intenta a lavorare a maglia, quando udimmo un forte scoppio come di bomba, mio Dio pensai, ancora! Poi vidi mio fratello Archimede che urlava e si mordeva le mani ma non riusciva a parlare, alla fine riuscì solo a dire che Benito era morto nella vasca. L'orrore fu infinito, io e i miei genitori corremmo in piazza ma non ce lo fecero vedere era già morto, il viso era intatto ma il corpo completamente massacrato, povero ragazzo aveva trovato un ordigno nella vasca della fontana in piazza e credendo che fosse un giocattolo si era messo a giocarci ed era esploso. In paese c'era un Comando Inglese, i soldati lo avvolsero in una coperta e lo portarono al cimitero. Il giorno successivo venne a casa un comandante inglese con alcuni soldati, ci baciò a tutti e depose una corona di alloro ai piedi dei miei genitori......